La Regione Lazio ha presentato la proposta di legge n.107/19 in materia di contrasto al lavoro non regolare in agricoltura, a completamento del Protocollo “Per un lavoro di qualità…”, sottoscritto l’8 gennaio con il coinvolgimento delle aree rurali della provincia di Latina. Nonostante l’impegno diffuso di enti politici, sindacati e aziende, che ha preceduto l’intervento normativo, la regione rimane un punto di riferimento per lo sfruttamento lavorativo dei migranti. Da tempo si è pensato di contrastare il fenomeno attraverso progetti e interventi che hanno prodotto effetti temporanei positivi ma con il limite di un approccio settoriale, subordinato alla specificità del Programma di finanziamento. I partner del progetto che rappresentano l’area sociale, il lavoro agricolo e il sistema territorio, condividono l’intento di ricercare soluzioni operative integrate e l’obiettivo di offrire alternative sostenibili e concrete al lavoro irregolare, per coniugare il rispetto dei diritti civili e della dignità sul lavoro con la necessità delle imprese di affrontare la competitività del mercato e la ricerca di professionalità innovative.

L’allargamento del partenariato al privato sociale e alle diverse aree geografiche che presentano connessioni con l’Agro Pontino, e l’integrazione sistemica tra social engagement e inclusione attiva definiscono lo scenario per un coordinamento con il progetto FAMI “Capacity Building”, finanziato dal Ministero dell’Interno con capofila il CNOAS.

Per riuscire a offrire alternative occupazionali sostenibili e contrastare efficacemente lo sfruttamento in agricoltura, il progetto individua una serie di obiettivi intermedi:

  1. introduce un sistema omogeneo di intercettazione della domanda dei migranti, offrendo alla rete degli sportelli di assistenza e orientamento un metodo di engagement che riduce il ricorso a forme di mediazione illegale;
  2. trasforma l’immagine stereotipata della connessione tra immigrazione e lavoro sommerso con una comunicazione che valorizzi il contributo del lavoratore straniero al processo di sviluppo del territorio, anche attraverso la creazione di nuove imprese agricole di qualità;
  3. unifica le procedure di accompagnamento del migrante, partendo dal percorso di empowerment, per trasformare le vulnerabilità in forza lavoro integrata con il sistema locale;
  4. facilita l’accesso ai servizi di welfare civile con modalità multidimensionale, valorizzando le competenze degli operatori sociali inseriti nei sistemi di presa in carico e di inclusione, per ridurre i livelli di fragilità del lavoratore agricolo;
  5. favorisce la specializzazione dei migranti con la pratica di work-experience e attraverso processi di empowerment per stimolare la crescita delle competenze dei lavoratori agricoli e rispondere alla ricerca di maggiori livelli di innovazione da parte delle imprese, con il conseguente effetto di ridurre l’offerta di lavoro a basso profilo che incentiva la stagionalizzazione dei cicli produttivi